Lucera – la speranza di una resurrezione civile

Palazzo Mozzagrugno, sede del Comune di Lucera

Pasqua è passata ed è passata anche pasquetta, le ricorrenze che seguono la quaresima, il periodo della penitenza, della preghiera e della spiritualità che prepara ad accogliere il verbo della Resurrezione. Rinascere a nuova vita, portando nel cuore il Vangelo. Questo avviene nella comunità dei credenti.

In città, tanti hanno partecipato ai riti della settimana santa; anche le autorità, come da tradizione, hanno preso parte alle processioni, ai momenti di raccoglimento e testimonianza che predispongono ad un agire nuovo, riflettendo sugli errori, sulle mancanze, sui peccati e sul senso del proprio dovere. L’approdo sacro è il trionfo della vita sulla morte.

Ma, andando oltre i termini e la suggestione della religiosità, l’approdo può voler dire anche rinnovare il senso della convivenza, arricchendolo con azioni che sanano, uniscono e lasciano spazio alla speranza civile. Quanto sarebbe necessario fare per alleviare la quaresima che vivono innumerevoli comuni del Mezzogiorno, quella che dura da tempo immemore.

Lucera è parte di questa condizione di subalternità rispetto ad altre zone del Paese e ne porta le stimmate; mostra le sue sofferenze, le sue illusioni e contraddizioni, i suoi tradimenti. La dinamica demografica, inoltre, chiarisce che i residenti totali sono, ormai, poco più di trentunomila (35141 nel 2001) e, nei prossimi anni, si ridurranno ancora, con tutte le connesse conseguenze.

Può la città opporsi a questo destino? Può intervenire in quegli ambiti in cui è realisticamente in grado di fare qualcosa, almeno per rafforzare il tessuto sociale di civitas? Belle domande, direbbe qualcuno.

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