LUCERA – UN’ESTATE GRIGIA E IL COVID C’ENTRA FINO A UN CERTO PUNTO

Lucera, Piazza Duomo, agosto 2020

Un Ferragosto, un’estate, che nessuno avrebbe mai pensato di poter passare. Il sole arde, secondo natura, ma rilascia una luce che rende tutto diverso e tutto tinge con gli strani e imprevedibili colori dello scontento e della rabbia.

La Festa Patronale non avrà il suo momento più rappresentativo e coinvolgente, quello che salda per le strade di Lucera l’intimo sentimento di fede dei cittadini con la sua Patrona, Santa Maria. Infatti, a causa delle disposizioni anti covid, come annunciato da mesi, non si terrà la tradizionale processione del 16 di agosto, una decisione che i fedeli vivranno come una vera menomazione, seppur necessaria. Non ci saranno anche gli spettacoli pirotecnici che chiudono, di solito, i festeggiamenti. Si accendono, invece, le luminarie

Nonostante gli appelli alla prudenza che arrivano da diverse e autorevoli direzioni – il coronavirus non è stato sconfitto e, proprio in questi giorni, il livello di preoccupazione sta risalendo – stranamente, si terranno gli spettacoli, con il pubblico, all’anfiteatro, a cominciare dal Torneo delle Chiavi (annullato il Corteo Storico) e, per le prossime settimane, è previsto tutto il programma di un cartellone estivo presentato qualche settimana fa. Che, vista la situazione, saranno eventi a beneficio del solito numero ristretto di persone che troveranno i biglietti, o che avranno la possibilità di entrare; mentre, per la stragrande maggioranza dei cittadini nulla e basta. Complimenti a chi ha deciso tutto questo, davvero molto edificante. Un’estate equa e solidale, non c’è che dire, covid o non covid…

La calda, a tratti caldissima, estate 2020 che segue i mesi della quarantena, immerge Lucera in uno scenario desolante. La città è ingrigita ed è sovrastata da una triste cappa dovuta ad un elettoralismo già abbastanza avvilente, sotto la quale proliferano la faccia tosta (coloro, per alcuni, incompetenti ieri, oggi che hanno cambiato campo, sono persone degnissime), la mancanza di responsabilità (della serie, non c’è molto da fare, per cosa ci impegniamo?), il personalismo feudale duro a morire (non esiste il “noi”, esiste solo “io”, si lamenta qualcuno), l’irridente indifferenza di quelli che dovrebbero recitare almeno un “atto di dolore”, battendosi il petto (ripartiamo, faremo meglio, siamo bravi). E, nei discorsi e nelle dichiarazioni di tutti, la solita, indigeribile tiritera sul turismo, la città d’arte, la cultura, i finanziamenti e l’immancabile tribunale, perché, senza il tribunale, a momenti, Lucera non è neanche degna di considerarsi una città. Pensate cosa gira nella testa delle persone. 

Sullo sfondo, la campagna elettorale coi passeggini amplificati a Foggia, sui Monti Dauni e chissà dove, di un ex sindaco diventato persona “altra” (ma non troppo), dopo aver rinunciato, a un solo anno di distanza, al suo secondo mandato a Palazzo Mozzagrugno, perché, durante l’emergenza covid, buon ultimo, ha scoperto i problemi che affliggono la Capitanata, terra bistrattata da una Regione più che mai matrigna e infida. Punti di vista: uno col proprio destino politico può fare quello che crede; però, è giusto dire anche che Lucera, soprattutto in questo delicato passaggio, è una città bisognosa di tanta cura e dedizione, anche morale, nel tentativo di riaggregare una coscienza comune, tanto per essere onesti. Il lido che si lascia per cercarne altri non è propriamente diventato un paradiso terrestre. 

E, allora, sbollito il caldo torrido, sentiremo e vedremo cose diverse? O il senso di fastidio saremo costretti ad avvertirlo fino a ben oltre la metà di settembre?

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