Lucera – prima di tutto, Capitale di se stessa

La Fortezza svevo-angioina di Lucera

Lucera candidata a capitale italiana della Cultura per il 2026. Un annuncio del sindaco, Giuseppe Pitta, ad effetto, che non ha mancato di suscitare reazioni di tono diverso. Nella realtà mediata dai social, si sono immediatamente dispiegate la discussione e la sgrammaticata polemica. E non perché la novità non possa aprire suggestivi scenari che tutti potrebbero meritare.

L’esempio della vicina Monte Sant’Angelo è stato importante; ma, al di là di ciò che fanno e pensano gli altri in casa loro, la gente di Lucera di buona volontà, prima di tutto, nutre un desiderio legittimo: vivere in un luogo che renda giustizia al suo sentirsi parte di un destino comune, di una visione unanime del presente e, soprattutto, del futuro.

Nessuno può negare, nemmeno il sindaco e l’amministrazione comunale e tutti i vari affiliati, che Lucera stia vivendo una fase molto complicata della sua storia millenaria, nel solco della decadenza terrificante del nostro Mezzogiorno, per cui la bussola dei pensieri e delle parole è bene che, prudentemente, indichi un orizzonte lungo il quale la Città possa riconquistare se stessa, sanando le ferite e costruendo “Cittadini“, attraverso la sana prassi civile, per proclamarsi, infine, rinnovata capitale di tutti i suoi uomini e di tutte le sue donne.

Condizione preliminare per diventare tante altre cose. Probabilmente, anche Capitale italiana della Cultura.

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