Passa in archivio la Festa patronale 2019, anzi, le Feste patronali in onore di Santa Maria Patrona, perché, almeno per il terzo giorno, come sappiamo, due sono stati i programmi di eventi: quello del Comitato feste e quello dell’Amministrazione civica. Sono state, altresì, le Feste patronali senza il “cantante”; cioè, senza il concerto di musica leggera del 16 di agosto, ripudiato prima dal Comitato e poi, quest’anno, dal Comune, che non ha ritenuto opportuno spendere alcuna somma per il tradizionale evento di piazza Matteotti.
Il menù della Festa “alternativa” (1° Santa Maria Art Festival) ha servito ai tanti lucerini, riversatisi nelle strade per assistere prima alla Processione, le evoluzioni aeree del gruppo di teatro danza Resextensa, quello delle fontane danzanti, un dj set, lo spettacolo pirotecnico del Castello (definito incendio) e, soprattutto, la messa in funzione della nuova ed artistica illuminazione del monumento, che è stato il momento che più ha colpito la sensibilità dei presenti, accalcati lungo il terzo viale della villa comunale. La Fortezza svevo angioina, illuminata a giorno, pur se ancora parzialmente, è tornata a stagliarsi maestosa nella notte della Capitanata.
Mettendo la questione sul piano del gioco – gli intellettuali inorridiranno – volendo giudicare il successo di un evento dagli smartphone che si levano per filmare o fotografare quanto si sta guardando, bisogna dire che, in direzione del colle Albano, si è formata, ed era inevitabile, una fitta costellazione di piccoli schermi luminosi che riprendevano all’unisono la carezza della luce sulle antiche mura. Cosa verificatasi in misura molto minore nel caso delle altre rappresentazioni, da quanto abbiamo visto (e nessuno si senta offeso).
Insomma, al netto degli slittamenti di orario e un po’ di confusione (si può dire?), l’attrazione principale del 16 agosto, al posto del “cantante”, è stata la presentazione ufficiale alla Città dell’impianto di illuminazione del Castello, obiettivo che l’Amministrazione Tutolo si era dato, al pari della valorizzazione dell’intero sito, che presto raggiungerà altri traguardi, a cominciare dal consolidamento del versante collinare, per proseguire con i lavori che interesseranno la cinta muraria e quelli che si focalizzeranno sui resti del Palatium federiciano.
Noi, come abbiamo scritto nelle scorse settimane, siamo arruolati nella truppa dei nostalgici, tanti o pochi che siano, del concerto, di cui abbiamo sentito la mancanza, l’energia, la forza aggregatrice, il coro delle voci e la selva luminosa di smartphone nel turbinio di braccia alzate. E’ mancata tutta la sequenza dei momenti che caricavano di attesa l’intera giornata, il montaggio del grande palco, il check sound e l’urlo della folla che saluta l’inizio della performance; è mancato quello slancio della festa e per la festa, quel saziarsi di emozione vera, in una piazza unita e roboante che nessun’altra esibizione può creare.
Ovviamente, sono solo gusti, che è giusto rivendicare, senza pretese, in un contesto collettivo come quello della festa patronale; e non ce l’abbiamo con nessuno; non ci interessa fare polemica e figuriamoci quella strumentale, che non ha mai avuto domicilio dalle nostre parti. E’ solo che da passatisti persi, lo ribadiamo, e non siamo i soli, ci piacerebbe vedere la Festa per eccellenza, quella in onore di Santa Maria Patrona di Lucera, ripensata, ma nella tradizione, organizzata con largo anticipo, unendo le forze (e le feste), dilatarsi e non restringersi, diventare sempre più ambiziosa e attrattiva e non costretta a tirare a campare, anche se poi questo tirare a campare incassa l’applauso del popolo amico sui social.
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