Il 2024 ci lascia, alimentando speranze e timori, come accade quando davanti a noi si prospetta un nuovo percorso. Le speranze si nutrono, perché si pensa ci sia sempre una soluzione possibile alle avversità, che non mancano mai, soprattutto per noi meridionali; ma come si dice: finché c’è vita c’é speranza. i timori incombono in quanto, come detto, da meridionali che vivono nella loro terra, non possiamo aspettarci granché, anche per la grave situazione internazionale che, come una enorme spada di Damocle, veicola effetti negativi sul nostro sistema paese, accentuandone le fragilità e quei processi incompiuti e relegati in una dimensione di eterna attesa.
Speranze e timori per un cammino incerto, considerando il margine ridotto in cui riescono a muoversi le politiche di gestione della cosa pubblica. Per l’Italia, non è tempo di veri miracoli, economici o di altro tipo, figuriamoci per il Mezzogiorno. Consolante è, però, l’esito della battaglia mossa alla legge Calderoli sull’Autonomia differenziata.
Nei cosiddetti territori, le diseguaglianze, gli squilibri di ricchezza, le ingiustizie sociali, la disoccupazione, l’inefficienza dei servizi, lo spopolamento costante (da brividi le previsioni demografiche Istat per i prossimi anni anche per Lucera) edificano un panorama da horror, che la propaganda da Istituto Luce dei padroni del vapore di turno, di ogni gerarchia, cerca di dissimulare. Ma le iniezioni di ottimismo servono fino a un certo punto e, spesso, solo a consolidare un senso comune che sta bene alle varie consorterie e ai felpati plotoni di reggicoda a geometria costantemente variabile. Polvere nascosta sotto il tappeto.
Nel 2025, Lucera sarà capitale regionale della cultura, su cui l’Amministrazione Pitta punta molto, con stanziamenti non indifferenti. Sarà la famosa luce in fondo al tunnel, il punto di svolta, la carta che, se giocata bene, potrebbe costituire il traino verso una Lucera che si mette in moto? Indubbiamente, si tratta di un’occasione con una certa importanza, sotto l’ala della Regione, che, tuttavia, ascoltando il parlare comune, alimenta perplessità in alcuni, andando da chi, senza marchio politico, ci vede, spassionatamente, molto poco dentro (“è un guscio vuoto”) fino a quelli che ritengono la faccenda una grande costruzione di tipo elettoralistico.
Nel corso della seduta del Consiglio comunale dello scorso 14 dicembre, la consigliera di minoranza Antonella Matera chiedeva in che maniera potrà incidere sulla vita cittadina l’anno da capitale della cultura regionale; se, al di là degli eventi e degli spettacoli che si prevedono, resteranno poi segni concreti, l’acquisizione di buone pratiche, salti di qualità tangibili e destinati a durare, eredità di spessore di questa esperienza, o se, finita la festa, tutto passerà in cavalleria, lasciando poco o niente, come avvenuto, a suo dire, in qualche altra località.
La discussione è appassionante; in mezzo c’è una città bisognosa di tante cose, prima di tutto di una nuova pedagogia civile, certo non di retorica, di naftalina ideologica un tanto al chilo e men che meno di presunte dottrine salvifiche.
Come sarà Lucera fra un anno e cosa sarà accaduto? Intanto, lo ha annunciato il Sindaco, usciamo dalla fase di dissesto; altro, non avendo la sfera di cristallo, non è possibile dire, almeno con chiare parole. Insomma, come insegnano le voci del passato, chi campa vede.
Speriamo in un buon 2025.
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