Siamo nel bel mezzo della seconda estate di emergenza sanitaria, caldissima a Lucera. Un’estate di difficoltà e che ben poco offrirà alla maggioranza della popolazione: sarà all’insegna del “si fa quel che si può, vista la situazione”.
Infatti, non ci sarà ancora una volta la Festa Patronale, cioè la manifestazione popolare più importante dell’anno, quella identitaria, e neanche la processione del 16 di agosto si farà, come i cittadini hanno appreso con grande rammarico. I motivi, ovviamente, sono quelli relativi alla sicurezza e alla necessità di bloccare la diffusione del contagio. Tuttavia, sapere che l’icona di Santa Maria Patrona non percorrerà le strade della città mette molta tristezza, questo è indubbio, al di là dei sentimenti legati alla fede e delle esternazioni di coloro che continuano a guardare al ferragosto lucerino con indifferenza se non con disprezzo. Un dato è certo, la tradizionale “tre giorni di agosto” ha sempre rappresentato il principale motivo per i forestieri di venire a Lucera; nessun altro momento dell’anno ha richiamato visitatori così numerosi.
Intanto, si parla di spettacoli ed eventi in preparazione, con l’intervento, si apprende, di qualche nome di rilievo; ma, a fine luglio, non c’è ancora stata la presentazione ufficiale di un programma. Fulcro di tutto – il condizionale è d’obbligo – dovrebbe essere l’anfiteatro, come avvenne lo scorso anno.
Se così dovesse essere, quindi, parliamo di appuntamenti riservati ad un pubblico limitato, un numero molto esiguo di cittadini. Per il resto della cittadinanza, residenti ed emigrati tornati a casa, l’estate continuerà come al solito, nella routine delle serate calde e afose tra noia e rimpianti, magari pensando a quella “estate lucerina” offerta a pochi, pochissimi, dalle parti di uno dei principali luoghi della memoria. Pochi, pochissimi, cioè, rispetto alla stragrande maggioranza, quasi nessuno. Detto senza polemica.
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