Addio all’anno del dolore in una Lucera che dovrebbe fare di tutto per ritrovarsi

Ci mettiamo alle spalle il 2020, l’anno del Covid, che ha rivoluzionato l’esistenza di ognuno di noi, incardinandola alla paura del contagio e all’incertezza del presente e del futuro.

Il coronavirus ha ridefinito, forse per sempre, il nostro modo di rapportarci al prossimo, evidenziando le contraddizioni su cui abbiamo fondato le regole della partecipazione alla vita di comunità. Soprattutto, sono stati messi in discussione i criteri che hanno caratterizzato le scelte di politica socio-sanitaria degli ultimi decenni.

La pandemia, nella Repubblica dei Dpcm, ha dato, anche, la stura alla rappresentazione di tante “repubblichette” (o piccoli “principati”) locali, sulla scena delle quali hanno agito amministratori capaci di crearsi intorno contesti egotici ai limiti della morbosità. Certo, sono stati mesi difficili per chi, rivestendo responsabilità civiche, ha dovuto confrontarsi con uno tsunami inferiore solo a quello della febbre spagnola di un secolo fa, ma, in alcuni casi, la liturgia dell’emergenza ha avuto espressioni ampiamente non condivisibili.

A Lucera, è stato ancora l’anno di Antonio Tutolo, che, forte di una notevole popolarità, guadagnata sui social, proprio nei mesi della chiusura totale, si è dimesso da sindaco, a un anno appena dalla rielezione, per approdare in Regione, nella truppa del confermato presidente Michele Emiliano. Tutolo ha lasciato una città divisa e con un po’ di problemi irrisolti, non bisogna negarlo, ma dice che darà sempre battaglia nella sua nuova veste di consigliere regionale e presidente di una commissione.

A Palazzo Mozzagrugno, dopo una campagna elettorale che quasi tutti hanno contribuito a rendere sgradevole nei toni e negli atteggiamenti, definendo il senso di una società profondamente in crisi culturale e di identità, è arrivato Giuseppe Pitta, che voleva andare a Bari (esposti pure i manifesti, con il battesimo da parte di Emiliano in videochiamata, una sera di inizio marzo), ma è stato sopravanzato nel materializzarsi delle candidature dallo stesso Tutolo, desideroso di fare nuove esperienze. Pitta, dal carattere meno incendiario del suo predecessore, ha preso in mano una situazione cittadina grave, con il dissesto e limitati margini di manovra, a capo di una maggioranza che, a occhio e croce, vuole continuare nel solco delle due precedenti amministrazioni. All’opposizione, non senza corrosive polemiche, si sono collocati l’ex vicesindaco Fabrizio Abate, ritornato nel Pd, e Francesco Di Battista, con Lucera 2.0, un tempo pilastro della coalizione Piazza Pulita.

E’ stato anche l’anno delle difficoltà del locale centrodestra, incapace di dare sostanza, nella nuova e improvvisa sfida elettorale, alla serrata opposizione condotta in Consiglio comunale e alle critiche mosse a Tutolo durante la gestione del lockdown. Alla fine, la responsabilità di candidato sindaco se l’è presa Giuseppe De Sabato, vista la latitanza di nuovi e seminuovi “campioni” di quello schieramento. In affanno, anche i 5 Stelle che non sono entrati in Consiglio comunale.

Il 2020 ha portato alla chiusura, il 2 novembre, del pronto soccorso del Lastaria; la direzione dei Riuniti ha motivato il provvedimento dicendo che il nostro ospedale è no-covid e che la riapertura si avrà solo alla fine della pandemia. Quindi, non si sa quando. Un comitato spontaneo tiene opportunamente viva l’attenzione su questa vicenda. Ed è giusto, nell’era della sanità-azienda.

Lucera al covid, paga un prezzo alto. Si parla, a poche ore dalla fine dell’anno, di oltre quaranta decessi e circa milleduecento positivi, da marzo. Il virus non ha guardato in faccia a nessuno; ha seminato lutti e sofferenze in tante famiglie, si pensi a chi ha avuto i propri cari deceduti in solitudine; ha inferto colpi gravissimi all’economia e alla serenità di tanti concittadini; ma ha svelato anche il buon cuore di persone che, in silenzio, si sono distinte per atti di solidarietà, lontano dallo sguaiato esibizionismo dei social.

Il ringraziamento più grande, tuttavia, è dovuto agli operatori sanitari di prima linea che hanno adempiuto al loro dovere in costante presenza del pericolo. I sentimenti di gratitudine sono più che dovuti, pensando alle dolorose perdite che la categoria ha subito.

Cosa succederà nel 2021 ad una Lucera alle prese con le sue incertezze? Si spera, come in qualsiasi altro posto, che arrivi quanto prima la fine dell’emergenza, grazie alle vaccinazioni e ai comportamenti virtuosi. Sperare, poi, che la Città possa percepirsi sotto una luce diversa, dopo la prova del covid, per ritrovarsi magari in una rinnovata concordia, che serva a rimuovere le macerie recenti e meno recenti, è, forse, chiedere troppo alla sorte. Ma non è detto.

Comunque, Buon Anno a tutti.

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