Lucera – Consiglio comunale, evapora la cultura politica

Consiglio comunale del 14 dicembre 2024, momento delle interrogazioni, in aula solo il sindaco e tre consiglieri di minoranza

Dal 1° gennaio, Lucera è Capitale regionale della Cultura; per tutto il 2025, la nostra città sarà l’epicentro di manifestazioni e iniziative, delle quali, tuttavia, non sappiamo ancora nulla. Ma, al di là di questo, in tanti si chiedono se l’esperienza da Capitale regionale della Cultura – che in una regione come la Puglia, terra di popoli e di anima profonda, è una cosa grossa – potrà, a Lucera, aprire spazi di consapevolezza destinata a durare, passati gli eventi, gli spettacoli e le passerelle, che non mancheranno.

Un esempio tangibile della volontà di cominciare a declinare il concetto di “cultura” nel senso più ampio potrebbe (condizionale) venire dai nostri consiglieri comunali. In che maniera? Sforzandosi di rispettare in pieno il prestigio della massima Assise, le sue prerogative di luogo della democrazia cittadina. Parliamo di cultura civica, insomma.

Si assiste, infatti, alla pratica, a Palazzo Mozzagrugno, di lasciare l’aula quando la discussione dell’ordine del giorno, in Consiglio comunale, giunge al punto 3, quello che riguarda le interrogazioni, le interpellanze e le mozioni. Uno spazio plurale, in cui vengono poste le domande più varie a sindaco e assessori, sulle questioni relative all’attività amministrativa e di gestione della città.

Il punto, votando, viene fatto slittare in coda all’ordine del giorno; così, quando giunge il momento di trattarlo, accade che consiglieri della maggioranza e anche alcuni della minoranza (parecchio variegata, ultimamente) si defilino, preferendo lasciare Palazzo Mozzagrugno per tornare alle faccende personali, invece di ascoltare argomenti che riguardano la vita cittadina. In aula, rimangono il sindaco e i consiglieri, in genere di opposizione, interessati a porre le domande.

Questa abitudine (brutta), che ha preso piede da un po’ di tempo, denota – nessuno si offenda, ma è così – mancanza di rispetto per la massima istituzione della città, che mai deve essere considerata un luogo qualsiasi, e per la propria funzione di rappresentanti degli elettori. È un fatto grave, che ci fa capire quanto stia evaporando la cultura politica, ai giorni nostri. Qualche commentatore politico-culturale, su un quotidiano nazionale, ha spiegato che il mandato elettorale capita venga, ormai, interpretato più dal punto di vista amministrativo che politico. Dopo le urne, ci sono quelli che vanno nelle istituzioni per “amministrare”; le distinzioni e le visioni politiche, ridotte. Una pratica che favorisce il trasformismo. Non è vero? Nel Consiglio comunale di Lucera, per esempio, c’è o non c’è chi con nonchalance dà, o ha dato, una connotazione, diciamo, “dinamica” o “molto dinamica” al proprio ruolo?

Volendo dare un primo significato all’investitura a Capitale regionale della Cultura, il buon esempio potrebbe arrivare, e non solo per forma, proprio dal ceto politico locale, per le cose dette innanzi.

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