Sono giorni di attesa. L’attesa che si concluderà domenica 7 aprile, quando Lucera Calcio e Capurso si affronteranno in una delle partite più importanti della stagione. Nel girone A di Promozione, il Capurso è primo con 57 punti, il Lucera Calcio è terzo, staccato di quattro lunghezze. In mezzo, c’è l’Atletico Acquaviva a quota 55. I numeri dicono quanto magmatica sia la situazione in cima alla classifica, a sole due giornate dalla fine, con il Lucera Calcio che, poi, dovrà recarsi ad Acquaviva.
Sono giorni di attesa e di lavoro. Primavera incerta, pasqua nell’aria e atmosfera ovattata al Comunale, non c’è la voce del pubblico, che sovrasta quanto viene detto in campo. Il mister muove la squadra come un giocatore di scacchi; sono ordini e dice quelle cose che gli estranei al microcosmo biancoceleste non possono sentire. La preparazione di una partita cruciale richiede saggezza ed equilibrio, parole chiare; è come tessere una tela e si parte ogni volta da presupposti diversi, da una chimica diversa. Un allenatore ha in testa mille partite, lo abbiamo detto altre volte, e le ricorda tutte, una perenne moviola che torna e ritorna, un flusso di episodi, errori e cose fatte per bene; una memoria che pulsa e suggerisce e consiglia. È così, da sempre, in ogni angolo del planisfero calcistico.
Al Comunale, in un pomeriggio di allenamento, con la capolista sulla linea dell’orizzonte (e ne parleremo ancora), gli spalti vuoti mostrano la loro ampiezza, cioè la capacità di contenere un sentimento, di renderlo compatto, tagliente, identitario e proiettarlo verso la squadra. È geometria biancoceleste; un sapere che si modella di volta in volta e, se vogliamo, una prova di potenza. Assistere ad un allenamento di una squadra, che ha nella testa una grande sfida da onorare, è come essere presenti a un rituale magico. Si percepisce il raccoglimento che serve per evocare ogni risorsa, mentale e fisica; si cerca la semplicità nell’esecuzione dei movimenti, l’ingranaggio perfetto, la compatibilità con una visione che può realmente manifestarsi in quel tale giorno, dopo tanti giorni.
Che bello, il nostro stadio, una costruzione non solo di ferro e cemento, esposta al vento che giunge da nord, sotto un cielo di diamante. Gli innamorati del calcio romantico considerano, questo luogo, la rappresentazione di un’idea di civiltà dello sport; quella che, oggi, custodisce una vibrazione ormai centenaria. Vogliamo che al Comunale accada ancora qualcosa di straordinario.
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