Libera – ignorando la presenza mafiosa a Foggia, si rinnegano le vittime e il dolore delle famiglie

foto: Libera Foggia

Un nuovo omicidio ha scosso la città di Foggia. È stato ucciso un uomo, ritenuto dagli inquirenti elemento di spicco di un clan mafioso, Salvatore Prencipe, freddato da due colpi di fucile esplosi da un killer contro l’auto sulla quale si trovava.

Il grave fatto di sangue è avvenuto nel giorno, sabato 20 maggio, in cui, a Palazzo Dogana, è stato presentato il libro La Società Foggiana e la Quarta Mafia di Luca Pernice. All’evento, organizzato da Libera, ha partecipato il procuratore capo della Repubblica di Foggia, Ludovico Vaccaro. “Io conosco un solo concetto di mafia – ha detto il magistrato durante il suo intervento -, che è quello descritto dall’art. 416 bis del codice penale, il quale dice che la mafia altro non è che un’organizzazione di più persone che utilizzano forme di intimidazione, per commettere reati, per acquisire la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri, questa è l’unica mafia che conosco! È questo il momento in cui le coscienze devono ribellarsi! Serve impegno per chi vuole una città florida e legale!”.

Nel corso della presentazione del libro di Pernice, è stata richiamata più volte la storia di Matteo Di Candia, vittima innocente foggiana. Matteo Di Candia era un pensionato che stava festeggiando in un bar il suo onomastico, quando fu ucciso da colpi diretti proprio verso Salvatore Prencipe.

La nostra Daniela Marcone – scrive Libera – ci ha ricordato che raccontare le storie delle vittime innocenti delle mafie significa raccontare la storia del nostro territorio. Capita che i sentieri della memoria e dell’impegno siano tortuosi e a volte osteggiati, ma tutte le persone che ieri erano con noi hanno dimostrato di volerli percorrere. Hanno dimostrato che c’è una comunità che reagisce alla presenza mafiosa e che vuole camminare libera per le strade della città. Non è più possibile ignorare la presenza mafiosa a Foggia e nella sua provincia, senza rinnegare anche il dolore delle vittime e delle loro famiglie; senza rinnegare l’impegno di una parte di città che ha provato e continua a provare, senza tregua, a costruire una cultura che contrasti la mafia e la mafiosità. E allora non dobbiamo lasciarci vincere dalla paura o dallo sconforto e continuare con determinazione”.

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