Lucera è entrata nella Fase 3 dell’epoca covid – in cui ha avuto contagiati e, purtroppo, pure decessi – accompagnata da un confronto tra le forze politiche, com’è ormai tradizione, per nulla orientato alla concordia. Infatti, il solco che mette da una parte Antonio Tutolo, con i suoi sostenitori, e gli oppositori, a vario titolo, del sindaco dall’altra è diventato ancora più ampio, almeno da quello che si sente, si vede e si legge.
Non è piaciuto, ai critici di Tutolo, il modo in cui il Primo cittadino abbia gestito la crisi sanitaria, troppo personalistico, senza confronto in Consiglio comunale, e caratterizzato da un decisionismo dai risvolti esasperati, a sentire alcuni, quasi persecutorio, da implacabile sceriffo. Ovviamente, al coro delle critiche non si è sottratta la pattuglia di coloro che neanche sotto tortura, e questo dice tutto, spenderebbero una sola vocale di obiettività per l’attuale capo dell’Amministrazione civica, visto come il male assoluto da diversi aspiranti titolari di una nuova e discutibile verginità.
Il realtà, Antonio Tutolo si è buttato nell’emergenza covid a capofitto, da par suo, mettendo in campo pregi e difetti del suo carattere, che stabiliscono la cifra del suo profilo politico. Ma è indubbio che, nel meccanismo ordito per limitare il diffondersi del contagio – e, si badi bene, era una grande e inedita responsabilità -, egli abbia centrato un certo risultato, garantendo la tenuta della città, che, in tutte le sue componenti, è stata capace di importanti slanci di solidarietà. Poi, è criticabilissimo il Tutolo social del suo one man show quotidiano, il Tutolo sempre sopra le righe, il Tutolo ansiogeno, il Tutolo che doveva andare a pranzo dai parenti in una domenica di lockdown, il Tutolo dal linguaggio e dai concetti “vastasi” finito nei programmi televisivi nazionali e internazionali, dall’America al Giappone, come fenomeno mediatico tra ilarità e disappunto. Storia nelle storie al tempo del coronavirus, il momento più difficile attraversato dal Paese dalla fine della Seconda guerra mondiale. Ma, dicevamo, il Sindaco ci ha messo i pregi e i difetti del suo carattere, che nella sua esperienza pubblica si sono sempre avvertiti, esattamente come quelli di chi lo fronteggia.
L’iperattivismo di Tutolo, la popolarità che sfocia, ormai, molto oltre i confini comunali e provinciali preludono a nuove avventure politiche, lontano da Palazzo Mozzagrugno, magari in quel di Bari, o a Roma, come sognano tutti suoi sostenitori? Sarà, è ovvio, il tempo a dircelo, mancando, dove scriviamo, una sfera di cristallo.
Un fatto è certo, la pandemia, ha mostrato la forza delle comunità che, nonostante tutto, si siano scoperte unite e la debolezza di quelle, in qualche modo, attraversate da crisi e afasia nelle dinamiche socio-politiche. Mentre i cittadini hanno dovuto, dappertutto, reinterpretare il senso del loro agire nel “contesto città”, elementi, tra paura e voglia di normalità, di un corpo esposto al contagio del virus, alle strumentalizzazioni e allo sfascismo da gilet arancioni, ma pur sempre attori solitari investiti da un nuovo ruolo, cioè quello di salvaguardare se stessi e gli altri, in accordo con le prescrizioni governative.
Ora, è tutto da verificare cosa resterà di questi mesi di sacrifici; se, a Lucera – al di là del “metodo” Tutolo, perché il Sindaco non è padrone delle vite delle persone – ne sia stata tratta, non solo rispetto agli effetti del covid – 19, una lezione che possa segnare certezze e buoni propositi, indicare scenari non visti in cui calarsi, traiettorie su cui avviarsi per spendere il frutto, ammesso che ci sia, di una consapevolezza civica senza alibi, di cui c’è sempre un grande bisogno.
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