Quelle partite leggendarie nei cortili, in strada, sui campetti di periferia

La pandemia ha modificato non poco le coordinate della nostra vita quotidiana; ha inciso sulla percezione che abbiamo del mondo. E ci ha costretti ad accantonare abitudini, passioni, rituali consolidati, oltre a ingrigire luoghi e a svilire entusiasmi. Stiamo ancora pagando un prezzo alto per contrastare la diffusione del contagio, nonostante sia in pieno svolgimento la campagna vaccinale.

Da oltre un anno, a subire la durezza delle restrizioni sono, drammaticamente, anche i bambini e i ragazzi costretti a rinunciare alla presenza a scuola, agli svaghi all’aria aperta e alla pratica sportiva. Questo ha comportato un eclissamento da contesti cittadini dove la loro fervida fantasia costruisce mondi meravigliosi e nutre grandi sogni.

Pensate a quante cose riesce a fare un bambino con un pallone, per esempio. Quanti orizzonti, non solo di gioco, riesce a darsi. Con un pallone non gioca mai solo, perché, con lui, ci sono sempre i grandi campioni che ammira; c’è il pubblico che lo acclama quando fa goal, nello stadio che è sempre quello più importante. Il goal è un prodigio che si realizza e porta con sé la memoria delle grandi vittorie della squadra del cuore.

Si gioca a calcio, da piccoli, perché ci si sente un po’ come quei giocatori; si evocano i loro nomi, mentre si dribbla il coetaneo che entra in contrasto, o quando si tira in porta, sicuri di metterla dentro. E’ avvenuto per lungo tempo, nei cortili, sui terrazzi o sui campetti polverosi degli oratori, spesso, con tanto di ginocchia e gomiti sbucciati.

Il Covid si deve arrendere, dobbiamo farlo arrendere, comportandoci correttamente, per far tornare tutto come prima, a quelle partite che duravano ore e ore sotto il sole di afosi pomeriggi d’estate, quando c’era sempre da recuperare il super santos o il super tele finito sotto un’auto in sosta; per non dire della bellicosità di chi temeva per i vetri di porte e finestre della propria abitazione.

Ed è stato così per ogni generazione, ragazzini con una fervida immaginazione a sorreggere la bellezza e il mito del pallone. Parliamo di noi.

Noi che abbiamo giocato con tutti i fuoriclasse della storia; con lo stesso sudore e lo stesso fiatone, con la stessa stanchezza e le gambe di legno. Noi, pensando a loro, a quelle prodezze, abbiamo creato un paesaggio di sentimenti che ci ha avvinto da sempre, sotto il sole cocente di mille estati sui campetti di periferia, nei cortili, sui terrazzi o per strada. Partite leggendarie.

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