Lucera – Piazza Duomo, Massimo Troisi e Pino Daniele

L’imponente Cattedrale di Lucera

La Cattedrale di Lucera si rivela maestosa, quasi improvvisa, quando si giunge da una delle strade che convergono verso Piazza Duomo. L’edificio sacro appare come un promontorio di luce abbagliante, che investe subito il perimetro della piazza e si espande verso e ben oltre i tetti dei caseggiati formanti un’ampia corona di vita.

In questi spazi, tutto richiama la memoria; affiora, ineluttabile, il ricordo dei momenti vissuti, di anni passati, ma anche la sensazione, tuttavia sfuggente e per questo affascinante, dell’eco di eventi lontani di cui palpita la storia della nostra terra.

E’ una piazza di madonne e di santi in processione; di suppliche, preghiere e urla di giubilo; è una piazza di uomini declamanti, acclamati e contestati; di applausi e rabbia, di destino e tragedia. È la piazza di un papa; è la piazza di cantanti e attori; è la piazza di un film.

Il sorriso di Massimo Troisi era incastonato in Piazza Duomo; la Cattedrale, con la sua mole, dipingeva le luci e le ombre del set, anch’essa protagonista; tutti gli altri si muovevano come satelliti felici, intorno a quell’uomo che chiedeva attenzione e viscerale coinvolgimento, davanti alla macchina da presa.

Troisi aveva in testa una musica, note della chitarra di Pino Daniele, suo amico, e interprete di quanto lo stesso regista e attore non riusciva a dire, e a far dire, con le battute del copione. Pino Daniele non aveva solo scritto la colonna sonora del film Le vie del Signore sono finite, girato a Lucera nel 1987; anche in quella occasione, il cantautore partenopeo aveva offerto uno slancio espressivo che rafforzava il talento e l’umanità di Massimo Troisi.

Oggi, entrambi sono lontani; ma sentiamo ancora forte la loro presenza; vediamo Massimo, in Piazza Duomo, con i capelli impomatati e la camicia bianca; sentiamo le voci di quel film; e ci accorgiamo che da ogni pietra, da ogni riflesso, da ogni luce e da ogni ombra, da ogni volto emergono le note di quelle musiche, allegre, struggenti, vive, nostre. Come nostri e vivi sono Massimo e Pino; e viva, nonostante tutto, è Piazza Duomo, narrazione insostituibile, testimone di mille contraddizioni e di mille desideri.

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