Lucera Calcio – e quanto ci manchi

Lo stadio comunale di Lucera

E quanto ci manca il calcio dilettantistico, quello delle nostre città di provincia, quello dei territori. Ci mancano le domeniche allo stadio, ci manca il rito collettivo del tifo di paese, della gioia quando si vince e della tristezza quando si perde, persino quella.

Il Covid ha messo tutto in stand by, ha silenziato la passione e ha assestato un grave colpo ai club che già si dimenavano in situazioni non proprio improntate alla solidità economico organizzativa.

Lo sport locale è una delle medicine che curano mali che, da qualche parte, sono atavici; sa offrire ai giovani un riparo quando c’è tempesta nelle loro vite; è il collante che tiene insieme le esperienze e anche i sogni.

Ci manca il calcio dilettantistico come visione alternativa di un mondo che, a livello professionistico, ha assorbito tutte le regole, buone e cattive del business, soprattutto queste ultime, e riesce ad essere emblema che unisce. Qualcosa a cui non si può rinunciare.

Nei giorni scorsi, il presidente del Lucera Calcio, Antonio Dell’Aquila, ha lanciato un appello, affinché si riprenda l’attività agonistica, chiedendo al sistema pubblico di farsi carico dei tamponi, per garantire la sicurezza. Non è una richiesta fuori dal mondo; è, anzi, un modo per ricordare a tutti che il filo non deve spezzarsi e che lo sport deve essere aiutato, con quel minimo che chiede, per ridare forza al suo ruolo sociale e identitario.

La pandemia ha proiettato su tutti noi e sulle nostre città un’ombra grigia che deve essere scacciata con atti di coraggio e comportamenti responsabili. E responsabilità, in questo caso, deve significare – per le autorità, a cui Dell’Aquila si è rivolto – la capacità di offrire una via d’uscita a chi ha deciso di non rassegnarsi e vuole continuare ad essere, piccolo o grande che sia, un punto di riferimento per la vita della propria comunità.

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