Lucera – 14 giugno 1949, i fatti di Porta Foggia

RIGHE DI STORIA

Nella primavera del 1949, accanite furono, in Capitanata e in tutto il Paese, le lotte sindacali del movimento bracciantile, per ottenere il primo contratto nazionale. Il contesto politico e sociale era segnato dalla controffensiva reazionaria, seguita alla fine dei governi di coalizione democratica.
In molti comuni, erano migliaia i braccianti disoccupati e numerosi gli scioperi e le manifestazioni di protesta per il lavoro, l’assistenza sociale, l’accesso alle terre incolte o mal coltivate e per l’imponibile di manodopera, in agricoltura.

Il 14 giugno, anche a Lucera durava da molti giorni, contro l’intransigenza padronale, un’imponente mobilitazione sostenuta dalla partecipazione di tutte le categorie di lavoratori. Le porte della città erano presidiate per impedire a chiunque di recarsi nelle campagne, dove il grano, ormai maturo, era pronto per la mietitura. Mentre, al Comune, erano in corso non facili trattative con gli agrari, a Porta Foggia, si contava la presenza di un migliaio di manifestanti, una concentrazione, a un certo punto, percepita come una minaccia dalle forze di polizia, lì presenti. La tensione salì e gli agenti ebbero l’ordine di caricare, usando i gas lacrimogeni. I dimostranti risposero con una fitta sassaiola.

L’aggravarsi della situazione comportò l’arrivo da Foggia di squadre di rinforzo della Celere che attaccarono, manganellando indiscriminatamente ed esplodendo anche colpi di arma da fuoco. Un agente fu ferito all’inguine, si disse, da uno di quei colpi, ma finì sotto processo un lavoratore. Informati su quanto stava accadendo, il sindaco, Paolo Spina, e i dirigenti sindacali, tra cui, il segretario della Camera del Lavoro, Peppino Papa, interruppero la riunione a Palazzo Mozzagrugno per raggiungere Porta Foggia, dove fu evitato il peggio e la folla si disperse.

Per quegli scontri, Peppino Papa, buona parte del gruppo dirigente del sindacato e centoquindici dimostranti furono fermati e, in catene, trasportati sui camion alla questura di Foggia, dove subirono violenze fisiche e morali. Gli arrestati patirono una lunga detenzione; Papa con una condanna a quattro anni, di cui circa tre furono condonati. Per sostenere le famiglie dei detenuti in difficoltà, si costituì un comitato di solidarietà popolare che lanciò una sottoscrizione. L’impegno durò per anni.

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