La Nazionale è l’ultimo rifugio del calcio romantico

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La Nazionale di calcio infiamma l’Italia. Agli Europei, gli azzurri regalano l’ebbrezza delle Notti magiche in un turbinio di emozioni che travalica il mero risultato conseguito sul campo. La passione si fa collante che riaggrega un sentimento identitario: tutti insieme dalla stessa parte.

Il calcio professionistico preserva un po’ dell’antico spirito, ormai, solo con le rappresentative nazionali, essendo diventato sempre più discutibile per i processi trasformativi che lo attraversano. Sotto le insegne del proprio paese, ogni calciatore può essere ancora una bandiera, se vuole; ed ogni tifoso si sente parte attiva di un rituale collettivo che unisce; e allontana i motivi di dissidio che inevitabilmente nascono con la partigianeria.

Nella sua versione per club, quella predominante, il pallone è diventato una costruzione industriale, in simbiosi inesorabile con la televisione, la quale incide in maniera massiva; mentre, santa madre pubblicità detta le regole e svuota i significati. Le società assumono calciatori e allenatori come la grande impresa fa con i manager; i più bravi vanno dove possono realizzare ingaggi più alti e un ritorno di immagine più consistente. Prima dei colori sociali viene l’offerta economica, che straccia ogni pregiudizio, ogni ostacolo. Nel calcio capitalistico, i club più ricchi fanno valere il loro potere. Un potere, non di rado molto indebitato e allo stesso modo prepotente e tendenzialmente monopolista, che mette in moto meccanismi ambigui; i tifosi prossimi a diventare “clienti” che acquistano un “prodotto”.

La Nazionale, invece, istituzione che è sostenuta da un solo tifo, per sua natura e fortuna, trattiene i valori per i quali la maglia, quella del proprio paese, è aspirazione e orgoglio; la convocazione è il lasciapassare per sentirsi parte di una storia che spesso ha avuto momenti di gloria e leggenda.

Fino a quando ci verrà concesso, fino a quando non ci saranno sommovimenti epocali – non dimentichiamo che i calciatori sono sotto contratto con i club – godiamoci la bellezza del sogno azzurro, espressione massima, possiamo dirlo, del calcio romantico.

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