Riceviamo e, a seguito di cortese richiesta, pubblichiamo
La sanità pugliese: le armi spuntate nella lotta contro il COVID
Mentre nella mattinata di ieri 28 ottobre nella stanza dei bottoni, Emiliano e il suo personale Comitato Tecnico-Scientifico decidevano della sorte di migliaia e migliaia di bambini e ragazzi dai 6 ai 19 anni – assumendo una decisione molto forte che nemmeno il Governo Centrale ha deciso per il momento di adottare, né altre ragioni come Lombardia che pure viaggia con una curva di contagio almeno 10 volte superiore – nella sede di Foggia dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Puglia e Basilicata, da mesi ormai deputato al processamento dei tamponi Covid, ci si è permesso il lusso di restare per almeno 8 ore senza corrente elettrica. E perché? Per un non meglio precisato guasto del sistema elettrico. Un guasto può capitare, ma è per questo che esistono generatori di emergenza. E l’IZS ne è ovviamente dotato. Solo che non funziona. Da qualche anno a questa parte ha smesso di funzionare, né si sono investiti i soldi necessari al suo ripristino e alla sua manutenzione.
Episodi analoghi di blackout si sono verificati altre volte negli ultimi 5 anni. Ma se prima era solo un problema di spreco di denaro pubblico (dipendenti costretti a “saltare” una giornata di lavoro, con le mani incrociate in attesa del ritorno della miracolosa energia elettrica), oggi questo NON è ACCETTABILE, visto che è in gioco la salute collettiva. Visto che il processamento di un numero elevato di tamponi per il COVID è alla base della lotta che vede impegnata gran parte della sanità pubblica.
Tanto che, il motivo per cui si sono chiuse le scuole in Puglia per circa 4 settimane è proprio quello di dare un po’ di respiro al sistema di tamponi e tracciamento. In questo contesto, sprecare una giornata di lavoro per colpa di un blackout ci sembra MOLTO GRAVE.
Se queste sono le armi della sanità pugliese contro il Covid, non certo possiamo dormire sogni tranquilli….
Michele Barisciani, RSA IZS (UIL FPL)