Quanto sta succedendo nelle RSA e nelle RSSA, è la dimostrazione evidente del fallimento della politica sanitaria italiana negli ultimi anni, si è barattato il diritto collettivo alla salute con il massimo profitto di privati che oggi non hanno nemmeno il pudore di chiedere scusa per le loro inadempienze.
In Puglia, come in tutta Italia, si è lasciato nelle mani dei privati il settore della riabilitazione e l’assistenza e la cura dei nostri padri, la nostra storia e il tutto senza che ci sia stato, mai, un vero controllo sulle condizioni di cura che queste strutture “offrivano” (e offrono) a “ospiti”, fragili e bisognevoli di cure, affidati loro da famiglie che non potevano accudirli a causa delle loro patologie, e che invece vengono trattati come “clienti”. Per noi rimangono inspiegabili (e gravi) le motivazioni per cui in tante RSA della Provincia di Foggia, ma anche in ambito nazionale, siano esplose, quasi contemporaneamente, le positività al Covid-19 dei pazienti ovvero, noi ce lo siamo spiegati ma chi aveva la responsabilità di dirigere queste RSA dovrà dire la verità per cui quelle strutture sono diventate così pericolose per la stessa vita di chi doveva essere curato e degli stessi operatori impegnati.
Rimane inspiegabile il perché, a distanza di tre mesi dai primi casi di Covid-19, e nonostante si sapesse già che i soggetti più a rischio erano i Cittadini di una certa fascia di età, non si è sentita l’esigenza di mettere in sicurezza quelle persone, al primo sentore, senza aspettare che arrivasse l’emergenza e il caos più totale? Perché tanti operatori di quei centri sono diventati positivi al Covid-19? Forse perché non erano protetti adeguatamente e/o sufficientemente formati ed informati?
I casi di Torremaggiore e Troia sono emblematici, così come delle altre RSA della Provincia, in quanto è impossibile credere che non ci sia stato un primo paziente ad aver avuto i sintomi riconducibile a quella infezione, che inevitabilmente è stato veicolo di contagio per gli altri. Le ipotesi possono essere solo due: 1) in quella (quelle) strutture vi operano degli incapaci; 2) non si volevano perdere delle risorse economiche (perché tali sono considerati i pazienti dalle dirigenze di quelle strutture).
Nel primo caso gli unici capaci sono gli operatori sanitari che ben consapevoli del pericolo a cui vanno incontro non abbandonano chi è stato loro affidato, dimenticandosi invece dei diritti che molto spesso vengono loro negati. Nel secondo caso (ancora più grave del primo) avrebbero dovuto compiere una serie di adempimenti che avrebbe comportato, per loro, un danno economico attraverso la:
• sanificazione immediata della struttura,
• messa in sicurezza dei pazienti con isolamenti e percorsi dedicati:
• fornitura di DPI idonei, non certo le mascherine chirugiche per i loro dipendenti ed i loro “clienti”.
Questi signori sanno come massimizzare i profitti.
Questa bruttissima storia, che sta portando via un grosso pezzo della nostra memoria storica, non deve essere dimenticato, non possiamo oggi e non lo faremo neanche in seguito accettare che ci sia chi lucra sul diritto alla salute, sulla quale la nostra Costituzione ha dedicato tanti capitoli da renderlo un diritto universale.
La tutela della salute e della sicurezza dei Cittadini e dei Lavoratori non dovrà più essere messa in discussione dalle “compatibilità economiche”, ma deve essere un servizio che deve essere assicurato e gestito dalla Pubblica Amministrazione.
L’esecutivo USB Foggia