Rompiamo il silenzio – progetto che coinvolge le scuole per difendere i bambini dalle molestie

Nella Giornata nazionale contro la pedofilia, istituita il 5 maggio di ogni anno dalla Legge 4 maggio 2009 n. 41, la Regione Puglia ha attivato una collaborazione con la Questura di Foggia e l’Ufficio Scolastico Regionale per diffondere i risultati delle ricerche sul campo svolte dalla Questura di Foggia nel corso delle attività di prevenzione contro la pedofilia, i maltrattamenti e il contrasto alla pedo-pornografia on line, al bullismo, alla dipendenza da internet.

Grazie al sostegno della Regione Puglia, possiamo dire che, da oggi, nelle scuole pugliesi, nessun bambino resterà solo col suo segreto spesso doloroso”, ha detto Giovanni Ippolito, Direttore Tecnico Capo Psicologo della Polizia di Stato presentando, nel chiostro della Scuola “Santa Chiara” di Foggia, il libro-guida dal titolo “Rompiamo il silenzio. Dal maltrattamento all’abuso sessuale sui minori un modo per prevenire e scoprire gli abusi. La VIEPI – verbalizzazione involontaria evocata per immagini”, di cui è autore insieme a Maria Michela Gambatesa, illustrato dalla pedagogista Mariella Dipaola, con la prefazione del Direttore Centrale di Sanità del Ministero dell’Interno, Fabrizio Ciprani, e la presentazione dello stesso Questore di Foggia Paolo Sirna.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha calcolato che, per ogni caso di maltrattamento denunciato, ce ne sono almeno 9 che rimangono al buio” è stato detto durante l’incontro dai partecipanti. E ancora: “Dobbiamo imparare ed estendere le conoscenze che aiutano a decifrare i segni di un abuso, molto spesso non si tratta di segni fisici ma di comportamenti che nascondono nella memoria profonda la violenza di cui una bambina o un bambino perfino si vergognano”.

Successivamente all’attività svolta dalla Questura di Foggia in alcune scuole, sono state registrate il 50% in più di denunce di violenza sessuale in danno di minori di 14 anni di età e il 17% in più su adolescenti con più di 14 anni. Dei casi segnalati dai docenti, il 33% riguardava disagio famigliare generico, il 33% incuria e il 16% abuso intra-familiare. Solo Il 16% non ha avuto un riscontro reale.

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