QUELLA LUMINOSA LUCERA DEL JAZZ

Lester Bowie e l’Art Ensamble of Chicago (dal web)

Lucera non ha avuto storie d’amore con il jazz; non si è dato vita, da noi, a durature rassegne riservate a questo genere musicale, come, per esempio, è accaduto per lunghi anni, palati fini, a Orsara e a Foggia, senza trascurare quello che è stato fatto a San Severo. A Lucera, il jazz, che pure ha avuto, e ha, numerosi cultori, dai più, compresi amministratori della cosa pubblica, è stato sempre considerato musica ostica e di ascolto difficile, una scelta possibilmente da non fare.

Gli altri generi, invece, hanno trionfato come in nessun altro posto nel circondario. Basti pensare ai giganti del pop italiano, che da qui sono passati, i grandi protagonisti del cantautorato che si sono esibiti tra piazza Matteotti, piazza Duomo e l’interno del Castello. Un vero tripudio di eccellenza che richiamava gente anche da fuori regione e faceva di Lucera una riconosciuta capitale estiva della grande musica, soprattutto nel periodo di ferragosto.

Il jazz, dicevamo, non ha goduto della stessa attenzione. Un atto di coraggio, prendersi la briga di indicarlo come oggetto da cui nascono interessanti esperienze d’ascolto; e questi atti di coraggio ci sono stati, pochi, ma ci sono stati, producendo indimenticabili momenti di jazz. Niente storie d’amore, quindi, solo brevi e travolgenti flirt da capogiro, grazie al gusto e a i sogni di certi concittadini e di alcuni assessori alla cultura dalla visione, per fortuna, ampia.

Buttando lo sguardo agli ultimi quarant’anni, senza avere la pretesa di ricordare tutto, ci torna alla mente l’estate 1980, quando il cortile di Palazzo Mozzagrugno, grazie ad un progetto della Regione Puglia, con i buoni uffici dell’assessore alla Cultura del Comune di Lucera, l’avvocato Francesco Colucci, fu teatro dei concerti di Giorgio Gaslini, pianista di prima grandezza nel panorama non solo italiano, e addirittura dell’Art Ensamble of Chicago, formazione statunitense tra le più importanti del jazz d’avanguardia e dalla incredibile potenza creativa con l’istrionico, e compianto, Lester Bowie, la sua tromba e il camice bianco da medico, che indossava quando saliva sul palco. Un concerto leggendario da kermesse internazionale che infiammò il pubblico presente.

Il 1988 è un’altra tappa fondamentale per la Lucera del jazz. A gennaio di quell’anno, l’associazione culturale Cul de Sac, presieduta dall’avvocato Michele Colucci (figlio dell’avvocato Francesco), portò nei locali dell’Enoteca regionale, in Piazza Nocelli, il talento purissimo di Massimo Urbani, un altosassofonista dagli orizzonti straordinari, sin da quando, adolescente, era andato a suonare negli Stati Uniti. Epigono in tutto di Charlie Parker, anche nello slancio autodistruttivo, quella domenica sera, Urbani, entrò nella dimensione del suo frenetico be bop, ieratico, con gli occhi chiusi, offrendo sensazioni da brivido.

Ai primi di marzo 1988, poi, al Teatro dell’Opera, il Cul de Sac fece esibire Dee Dee Bridgewater, accompagnata dal suo trio, in un concerto memorabile e ricco di sentimento, in diretta connessione con le voci, i tormenti e le malinconie delle leggendarie Signore che avevano “cantato il Blues”.

Un’altra grande voce femminile, indiscussa icona del jazz italiano, Tiziana Ghiglioni, si esibì in piazza Tribunali, davanti alla chiesa di San Francesco, e siamo al settembre 1997, per iniziativa del Comune e dell’assessore alla Cultura, il prof. Raffaele De Vivo, che sfidò lo strisciante scetticismo, sempre in agguato, assicurandosi la presenza di un pubblico davvero numeroso, ammaliato dalle capacità interpretative della celebre artista che cantava Tenco.

Ma in questo viaggio della memoria non possiamo dimenticare James Senese, tra l’altro, giunto a Lucera già negli anni Settanta con il jazz-rock di Napoli Centrale, e le varie session che nel corso degli anni hanno avuto per protagonisti musicisti pugliesi, come il garganico Michele Carrabba, talentuoso tenorsassofonista di ispirazione Coltrane, impossibile non citarlo; e ancora, il volturinese d’America Antonio Ciacca, il sanseverese Massimo Carafa, e i baresi Mario Rosini, Roberto Ottaviano, Vito Di Modugno, Michele Di Monte, Paola Arnesano e diversi altri, tutti artefici di quella luminosa Lucera del Jazz, sconosciuta a molti, ma viva di passione intensa.

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