Lucera – per la difesa del Lastaria, il Sindaco chiede a tutti di fare il proprio dovere

In apertura della seduta del Consiglio comunale di mercoledì 23 aprile, il sindaco, Giuseppe Pitta, è ritornato sulla situazione dell’ospedale Lastaria, che ha perso, causa trasferimento, una dottoressa di Oncologia. Un reparto, che effettua oltre mille prestazioni al mese, diretto dal dottor Di Bisceglie, il quale si è trovato in grave difficoltà. Secondo quanto esposto dal Sindaco al Consiglio comunale, l’oncologo gli ha manifestato preoccupazione, stanchezza e anche paura per la sicurezza nel ricoprire il suo ruolo, dovendo effettuare numerosi trattamenti chemioterapici e decine di visite al giorno a pazienti oncologici. C’è anche il rischio, ha comunicato Pitta, di perdere l’unico cardiologo dell’ospedale di Lucera, la cui opera è necessaria per il reparto di oncologia, in relazione alla somministrazione dei trattamenti chemioterapici.

Il Sindaco ha detto di avere incontrato i vertici del Policlinico Riuniti di Foggia, dai quali ha avuto assicurazione circa l’arrivo di alcuni medici al Lastaria. Tuttavia, da notizie trapelate dal Riuniti, ha raccontato ancora il Primo cittadino, a Lucera, giungerebbe un solo medico, un oncologo, che andrebbe, in pratica, a sostituire la dottoressa andata via. In queste condizioni, ha sottolineato Pitta, la situazione del Lastaria non migliorerà; permarrà una crisi che è tutta da addebitare ad una gestione sanitaria che considera un peso il Lastaria e non una risorsa per ridurre le liste d’attesa, per decongestionare il Policlinico di Foggia e per fare sanità di rete, come avviene in altre regioni meglio organizzate da questo punto di vista.

Ma le note dolenti non sono finite; anche la Diagnostica, per quanto possa vantare una nuova tac, considerata all’avanguardia, di recente installazione, si regge su un solo radiologo. Per Pitta, si rischia il blocco di servizi basilari; per cui è necessaria la massima attenzione da parte del Consiglio comunale e dell’intera cittadinanza, facendo ognuno il proprio dovere, per fare squadra e difendere il presidio ospedaliero.

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