Il teatro degli orrori che pare ritornata ad essere la politica locale è un luogo sempre più remoto rispetto alle speranze di quella parte della cittadinanza che, nonostante il livello non certo egregio di un ceto politico, ciarliero, incline alla contraddizione e all’autoreferenzialità, qualcosa sperava di poter vedere almeno in termini di buona volontà. Invece, la consiliatura materializzatasi solo otto mesi fa – dopo che già quella precedente era stata stroncata dalle ambizioni regionali di Tutolo, a un anno e mezzo dalle urne del 2019 – oggi appare un corpo in coma circondato da un affannato trafficare per tentare una manovra di rianimazione, ricorrendo a sangue nuovo (per modo di dire), cioè a parte dell’opposizione.
La cronaca, dal 20 maggio, ha visto sganciarsi dalla maggioranza i consiglieri tutoliani di CON e del loro assessore, Colomba (un po’ riluttante, stando alle prime dichiarazioni a caldo); e della lista Agricoltori (Antonella Matera) e dell’assessore Di Battista; mentre il sindaco Pitta, secondo le accuse che rimbalzano sui social, per rimanere a galla, sembrerebbe impegnato ad arruolare, con tutti gli argomenti necessari in questo tipo di situazione, i consiglieri di centrodestra e quello di Italia in Comune. Promettono, quelli che si sono tirati fuori, di andare oltre le parole proferite per giustificare la loro decisione; e di chiarire ai propri elettori, a breve, le allusioni alla perdita di fiducia, ai rapporti degradati, a personalismi, atteggiamenti e intenzioni che non sarebbero proprio, a loro dire, in linea con la trasparenza e il senso del dovere che bisogna nutrire nei confronti della città.
In realtà, lo scenario è molto deprimente. Sulla pelle dei lucerini, si sono alimentati giochi di potere tra gruppi, e i loro ambiti non solo politici di riferimento, per esempio, sempre secondo i rumors, sulla prossima tornata elettorale che riguarda la Provincia (elezioni di secondo livello), per la quale, stando al repertorio delle accuse incrociate, ci sarebbero state prese di posizione anche a costo di rompere l’unità della maggioranza. Ma tanto altro ci sarebbe, si vocifera, comprese tutte le manovre connesse ai futuri riposizionamenti nello scacchiere politico, non solo comunale.
Con l’aspersorio della retorica, immancabilmente, vista la poca fantasia e la faccia tosta, tutti dispensano sentimenti di responsabilità come fosse acqua benedetta; ma questo impazzimento, questa uscita di senno, o questo semplice disvelamento della realtà – ci stiamo togliendo le bende – incute sfiducia nel cittadino, provato dalla pandemia, dalle difficoltà di vario genere ad essa connesse e dall’atavica arretratezza sociale, culturale ed economica. Un cittadino che potrebbe essere chiamato a rinnovare il Consiglio comunale per la terza volta in due anni, come è amara consuetudine in certe zone del Paese.
Impossibile non vedere colpe in questo disastro. Ma si dicono tutti innocenti, naturalmente.
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