SMART WORKING – LA FRONTIERA DEL POSSIBILE RITORNO AL SUD

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Il Sud che coltiva progetti e speranze non si arrende. La partita da giocare è durissima; non si tratta solo di impegnarsi per cercare di creare sviluppo affrontando ataviche difficoltà, ma anche di sventare i colpi mancini di un sistema politico-economico che non mancano mai. Ma insistere è fondamentale.

La Svimez, Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, per esempio, in materia di smart working, pur non potendo contare ancora su tutti i dati ufficiali, ha cominciato ad analizzare il fenomeno, che ha trovato una particolare dimensione di importanza durante l’emergenza sanitaria per il covid, quando diverse migliaia di persone si sono spostate al Sud, continuando a lavorare o studiare per aziende o atenei del Nord. E’ auspicabile, secondo la Svimez, che questa frontiera del lavoro agile possa dare un impulso decisivo al ripopolamento nel Mezzogiorno, mantenendo gli standard salariali del Settentrione.

Il contraccolpo lo avverte proprio il Nord. A Milano, come si apprende, la disponibilità di alloggi sfitti cresce su base annuale del 290%, e questo, di conseguenza, incide anche sull’andamento degli affari per molti esercizi commerciali di diversi settori che possono contare, in definitiva, su meno clienti. Nella capitale lombarda, come negli altri centri dell’Italia settentrionale, mete dell’emigrazione da Sud, con i giovani meridionali, e non solo con loro, da sempre, arriva un considerevole flusso di denaro che contribuisce alla ricchezza non da poco di quei territori.

Questo nuovo scenario, in effetti, potrebbe consentire un’inversione di tendenza e permettere il ritorno di tanti cittadini nei luoghi di origine. Potrà essere davvero così?

Intanto, proprio la Svimez ipotizza che nei prossimi 50 anni il Sud perderà 5 milioni di abitanti.

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