L’IMPORTANTE RINASCITA DELLA FORTEZZA SVEVO ANGIOINA DI LUCERA

Un tratto delle mura della Fortezza svevo-angioina di Lucera

La Fortezza svevo-angioina è il focus di interventi che promettono di portare il celebre sito – al di là della retorica, luogo simbolo di Lucera – verso una nuova vita e un nuovo interesse da parte dei visitatori.

Testimonianza innegabile dell’alta valenza militare che conferiva alla città, per la sua posizione, nel dispositivo di difesa e controllo del territorio, la Fortezza svevo-angioina si erge ancora a formidabile sentinella. Ma l’austerità delle sue architetture, oggi, si tramuta in incanto poetico; e si carica della suggestione che scaturisce dalle stratificazioni storiche.

Eppure, questa grandiosa rappresentazione della nostra identità culturale, tra abbandono, disinteresse e atti sconsiderati, ha attraversato il tempo patendo una costante fragilità, al punto che una ventina di anni fa, secondo quanto ha più volte sostenuto l’attuale sindaco, Antonio Tutolo, il Genio civile, con una circolare, avvertì il Comune del pericolo di crolli. Il consolidamento del versante collinare, con il recente intervento, è, però, cosa fatta: la Fortezza poggia su una base più solida e sicura; ed è pronta a sfidare il futuro.

I nuovi progetti, secondo l’Amministrazione civica, con la previsione, in termini di investimenti, di 13.130.000 di euro, riguarderanno il consolidamento di quindici torri con percorso espositivo interno e ripristino del camminamento di ronda sulle mura angioine; il restauro del Palatium/Castrum federiciano, con esposizione dei reperti medievali negli spazi annessi; il restauro della cisterna con installazione sull’acqua, allestimento museale ed auditorium; la creazione di percorsi nell’area della fortezza, sistemazione paesaggistica con orti e giardini botanici e area per spettacoli; l’installazione multimediale ricostruttiva del Palazzo Regio Angioino, con l’ipotetico coinvolgimento di Edoardo Tresoldi, l’artista che, con la rete metallica, ha realizzato la celebre basilica di Siponto; le coperture per scavi e installazione di padiglioni espositivi e per attività didattiche; le campagne di scavi archeologici pluriennali con attività di laboratorio.

“Io penso che sia un progetto ambizioso che, coinvolgendo varie Università italiane e docenti esperti di economia del turismo, possa finalmente dare una svolta concreta a quanto finora si è sempre solo predicato parlando della vocazione turistica della nostra città – ci dice la professoressa Francesca Niro, presidente della Commissione Cultura del Comune di Lucera -. Mi sembra che esso vada ad inserirsi perfettamente in un cronoprogramma di interventi che, giustamente, seguono una logica in quanto si è partiti dal consolidamento dei versanti collinari, senza il quale tutto il resto sarebbe stato inopportuno, per poi proseguire con la messa in sicurezza della cinta muraria e solo infine, assicurati gli step precedenti, arrivare a valorizzare quello che è il contenuto. Insomma – prosegue la Niro -, vi vedo una logica rigorosa e rispettosa della dignità del luogo. Punti di forza, secondo il mio modesto parere, il recupero dei camminamenti sulle mura, la possibilità di riprendere gli scavi ma non interdicendo l’area da scavare bensì integrandola e rendendola essa stessa luogo ed attrattiva turistica. Molto originale anche l’idea del giardino botanico che riproduca le erbe aromatiche “medievali” e gli allestimenti artigianali che narrano le attività svolte sul territorio come la lavorazione del mattone e dell’argilla. Naturalmente importantissimo è il recupero del Palatium federiciano e non snobbo neanche l’eventualità di ospitare un’istallazione di Tresoldi che potrebbe essere il “richiamo vip” per far conoscere il nostro sito archeologico al grande pubblico. Ora, per rendere concreto questo progetto ambizioso che i docenti redattori hanno pensato, la palla passa al territorio che si deve mostrare all’altezza in termini di know how e, quindi, mi riferisco alle associazioni culturali e storiche o ai vari professionisti che potrebbero essere coinvolti, tipo gli informatici e i programmatori turistici, ma serve anche la disponibilità di imprenditori illuminati e seri. È questo il momento per dimostrare che non siamo una “città divisa” e provinciale che, come al solito, si perde in rivalità e beghe a sfondo politico all’inseguimento del proprio particulare. Ci riusciremo? Se dovessimo fallire poi non potremo permetterci più di lamentarci dell’arrivo degli “stranieri” o, peggio ancora, del fallimento dell’intera operazione”, conclude Francesca Niro.

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