Il Sud Italia gallina dalle uova d’oro per il Nord

La pagina facebook “Terroni di Pino Aprile” segnala questo interessante articolo di Corrado Edoardo Mollica

L’Unione europea ha concordato il più grande piano finanziario denominato Next Generation EU (o Recovery Fund), da oltre 750 miliardi di euro, per una “ripresa sostenibile, uniforme ed equa” dopo l’emergenza economica e sociale per Covid-19. La UE per assegnare i soldi a ogni Paese ha, semplicemente, stabilito (art. 10 Regolamento) una formula matematica basata sulla popolazione, l’inverso del PIL pro capite e relativo tasso di disoccupazione di ciascuno Stato membro. Con questi criteri la prima beneficiaria tra i 27 Stati della UE è l’Italia con 191,5 miliardi di euro. Come mai? “Grazie” al Sud Italia, che in Europa è la più vasta area europea che ha il reddito più basso e la più alta disoccupazione. I leader UE hanno anche deciso che non ci sono vincoli sulla ripartizione territoriale delle risorse nei singoli Paesi. L’Italia nel proprio Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), approvato dal Consiglio EU, ha una dotazione complessiva di 222,14 miliardi, perché ai 191,5 si aggiungono 30,64 miliardi di risorse nazionali (più altri 13 del Programma ReactEU). Questo Pnrr, nell’assegnazione delle risorse sul territorio italiano, ha mantenuto la stessa formula stabilita a livello EU e che ha permesso all’Italia di ricevere il più grande finanziamento della storia? No. Come riporta Luiss Open i ricercatori della Fondazione Bruno Visentini hanno applicato la formula di calcolo UE su base nazionale, sostituendo i parametri europei con quelli regionali italiani. E il Sud d’Italia avrebbe diritto a circa 150 miliardi, quasi il 70% dei 222 miliardi. Solo che in Italia si applica, oramai da 160 anni, un’unica formula “il rapporto di forza” tra territori dello stesso Stato, di conseguenza i finanziamenti pubblici devono andare più al Nord, quale “locomotiva del Paese”, una teoria “fuffa”, più risorse pubbliche al Nord quale vantaggio porta al Sud Italia? E quindi il Governo, in accordo con le forze politiche, è passato dal 70% della formula UE a (solo) assicurare investimenti pari al 40%, da 150 miliardi alle regioni del Sud Italia a 88 miliardi. Solo che anche gli 88 miliardi per il professore di economia Gianfranco Viesti non si vedono, infatti non è pubblico l’elenco sulle 187 misure nel Pnrr e quelle con una esplicita destinazione al Sud arrivano solo a 22 miliardi, più altri 13 relativi alle Regioni, si arriva a 35 miliardi, cioè il 16%. Assenza di indicazioni segnalata dalla Banca di Italia e anche dal Servizio Studi di Camera e Senato “Il PNRR non reca una ripartizione territoriale delle risorse, per cui non è possibile definire la quota parte della spesa complessiva che verrà destinata alle singole Regioni del Mezzogiorno”. Per un mega finanziamento all’Italia, che andrà ad incidere per i decenni a venire, di questa scelta nella destinazione territoriale dei 222 miliardi, da 150 miliardi di euro agli 88 o 35 al Sud, quanto si sente parlare dalla politica che rappresenta gli interessi della comunità e nella campagna elettorale in Calabria? Tranne qualche eccezione, il nulla. Se il politico, o chi lo vuole diventare, intende “accontentarsi” della seconda fila per non ostacolare “la locomotiva del Paese”, anche tra le associazioni che rappresentano gli interessi imprenditoriali territoriali, su questa “montagna” di denaro in meno per il Sud Italia, c’è il silenzio. Perché?

FONTE: strettoweb.com

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