COVID 19 – PER IL PROF. LOPALCO NON BISOGNA ABBASSARE LA GUARDIA

Pierluigi Lopalco (dal web)

Il prof. Pierluigi Lopalco, l’immunologo a capo della task force della Regione Puglia per la gestione dll’emergneza Covid, ha reso alcune importanti considerazioni sulla fase attuale della pandemia con due post sul suo profilo facebook, di seguito riportati.

Lungi da me evocare uno dei peggiori spauracchi della nostra infanzia di baby boomers, ma dopo tante iniezioni di ottimismo credo sia doveroso una bella dose di richiamo di sano realismo. Spagna, Francia e Germania, i Paesi europei a noi più prossimi, riportano un’importante impennata di casi. In Italia si registrano le prime avvisaglie e le domande dalle cento pistole arrivano implacabili: avremo anche noi una simile impennata? Se negli altri Paesi è già avvenuto, come mai da noi non si è ancora verificato? Il virus, lo abbiamo detto più volte, ha una ferrea logica matematica: se ci sono suscettibili da infettare e gli diamo la possibilità di farlo, lui infetta. In Italia è suscettibile almeno il 90% della popolazione. Al Sud il 99%. Dobbiamo dunque limitarne la circolazione. La diversa tempistica che osserviamo fra i casi francesi o tedeschi e quelli italiani dipende dal fatto che quando un po’ in tutta Europa è stato allentato il lock-down, le epidemie nazionali si trovavano a livelli diversi di “maturazione”. In Italia il virus è arrivato prima e, a giugno, l’incendio era stato spento con maggiore efficacia da noi rispetto ad altri Paesi dove il virus era arrivato con qualche settimana di ritardo. In quei paesi c’erano molto probabilmente ancora tanti portatori in giro quando si è riaperto tutto. Le dinamiche osservate in Francia, dunque, con qualche settimana di ritardo, potrebbero riprodursi anche da noi. Uso il condizionale perché in queste fasi i modelli matematici hanno scarsa attendibilità. Il decorso della curva epidemica, infatti, dipende fortemente dal numero di focolai che si accendono e dalla capacità locale di spegnerli. Vedremo dunque lo stesso aumento? Possibile. La probabilità sarà invece legata alla capacità di risposta della sanità pubblica e alla ripresa da parte dei cittadini di quel minimo di rispetto delle regole che si è colpevolmente abbandonato.

MI ERO SBAGLIATO

Ebbene si, faccio fatica ad ammetterlo. Mi ero sbagliato. Nel post precedente avevo azzardato una stima del livello di suscettibilità al SARS-CoV-2 in Italia dicendo che almeno il 90% degli italiani al nord ed il 99% al sud non avevano mai incontrato il virus. In serata sono stati diffusi i risultati preliminari della indagine sieroepidemiologica nazionale. Mi ero sbagliato. La quota di suscettibili al Sud è superiore al 99%. In Puglia è il 99,1%. Al Nord solo la Lombardia si discosta sensibilmente dalla media nazionale ma sempre con un limitatissimo 7,5%. Il 97,5% degli italiani non ha mai incontrato il virus. Difficile crederlo, ma la prima ondata di COVID-19 in Italia altro non è stata che una breve passeggiata del virus in una porzione limitatissima di popolazione. Cosa ci dicono, a caldo, questi dati? Per una valutazione più attenta dovremo leggere il report completo con intervalli di confidenza e prevalenza per fasce di età. Ma possiamo almeno fare qualche semplice riflessione:

1. In Italia i casi di infezione sono stati in tutto 1,5 milioni. Questo vuol dire che il sistema di sorveglianza (i famigerati tamponi) hanno individuato un caso su 6. Per un sistema di sorveglianza del genere, cioè basato su conferma di laboratorio, è un’ottima performance.

2. La letalità stimata sul totale delle infezioni è del 2,3%.

3. Lo spauracchio degli asintomatici che appestano il mondo deve essere un po’ rivisto.

4. Si mette la parola fine su un’altra querelle: il coronavirus non si trasmette per aerosol, altrimenti avremmo avuto dati di prevalenza a due cifre.

5. Il virus ha ancora praterie di suscettibili da infettare, come direbbe Raffaella Carrà, da Trieste in giù.

Insomma COVID-19 non ha niente a che vedere con l’influenza, che è molto più contagiosa e molto meno letale. Si può mantenere sotto controllo con un attento controllo dei focolai e l’individuazione precoce dei super-diffusori. E con un briciolo di buonsenso da parte dei cittadini che, a fronte della protezione della salute propria e dei propri cari, devono fare dei minimi sforzi: evitare luoghi affollati, lavarsi le mani e mettere la mascherina quando serve.

Una seria analisi di questi dati, finalmente, potrà dare un significato concreto alla generica affermazione che “dobbiamo convivere con il virus”.

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