I HAVE A DREAM – UNO DEI MOMENTI PIU’ ALTI DELL’UMANITA’

Washington, 28 agosto 1963

I still have a dream… uno dei momenti più alti nella storia dell’Umanità.

“I still have a dream…”. Io ho ancora un sogno, la voce del reverendo Martin Luther King, come solenni rintocchi di campana, quel 28 agosto 1963, si stese su una sterminata folla, di bianchi e di neri, giunta con ogni mezzo da tutti gli stati dell’Unione al National Mall di Washington, nel giorno della Marcia del lavoro e della libertà.
Parole che commossero il mondo, un duro atto d’accusa contro la segregazione razziale, verso la quale l‘amministrazione guidata da John F. Kennedy aveva adottato provvedimenti contestati con rabbia dai conservatori razzisti del sud. I leader neri, invece, pur non dubitando mai del suo appoggio, avevano a volte temuto che il Presidente considerasse quella dei diritti civili una questione come tante altre; ma, nell’estate del 1963, egli ne fece il maggior problema da affrontare, dopo il perseguimento della pace, un impegno che doveva essere una battaglia per la democrazia, a cento anni dal Proclama di Emancipazione di Abramo Lincoln.
Dopo oltre cinque decenni, tuttavia, il sogno del reverendo Martin Luther King non può dirsi realizzato, perché molti afroamericani non hanno superato i mali atavici, come raccontano i dati sulla disoccupazione, la povertà, l’emarginazione, il degrado urbano dei quartieri dove vivono quelle persone, neanche nell’era di Barack Obama. Anzi, proprio l’avvento del primo presidente di colore avrebbe rinvigorito in certi settori della popolazione bianca un razzismo che era, comunque, rimasto vivo e tendenzialmente segregazionista e in grado di fare la sua parte nella vittoriosa corsa di Donald Trump verso la Casa Bianca.

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