Nuovi, vili atti di vandalismo si sono abbattuti sulla cosiddetta panchina gigante della villa comunale. Distrutti, con accanimento, i gradini e, tanto per cambiare, divelta una delle doghe, più altri danneggiamenti. Sono gesti inqualificabili che rappresentano un capitolo ulteriore della storia di degrado civico in cui vivono alcuni individui di queste parti. Giovani, meno giovani, giovanissimi, chissà. Certamente, soggetti preda di un nichilismo che li estremizza al punto da farli debordare verso comportamenti deliranti a danno dell’arredo urbano e del bene comune. E di esempi, purtroppo, ne contiamo tanti. La panchina gigante, dono dell’Avis, collocata per offrire una veduta, diciamo diversa, della Fortezza di Lucera, è stata presa di mira dalle orde barbariche subito e già prima dell’inaugurazione.
Ci sono quelli che puntano il dito sulle doghe di questo manufatto più volte divelte e danneggiate, perché, a loro dire, sono fragili in quanto realizzate con criteri costruttivi non propriamente adatti per sopportare i raid di giovinastri esagitati che, quando non sono impegnati a imbrattarla con le solite e odiose scritte, possono anche sentirsi in vena di exploit distruttivi e quant’altro. E ora?
Installare attrazioni o elementi che possono abbellire e migliorare l’arredo urbano è sempre opera meritoria; ma, come ammoniscono gli inutili serpentoni che, oggi, fanno orribile mostra di sé a san Pasquale (si può dire?), ogni progetto andrebbe sostenuto da una accurata riflessione tecnica, di qualcuno dalle parti di Palazzo Mozzagrugno, per capire se sia prima di tutto utile e se vi siano le caratteristiche necessarie per durare e resistere agli eventuali attacchi dei nostrani lanzichenecchi in servizio permanente effettivo. Perché, se si realizza qualcosa, per quanto bella, con una vulnerabilità cronica, in caso di probabili danni, poi bisogna intervenire, cioè impiegare risorse e altre risorse ancora (ci conviene?), per rimetterla a posto, a meno che non la si voglia lasciare in stato di abbandono (come i serpentoni).
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