Si è parlato di autonomia differenziata, lunedì 13 maggio, a Lucera. Ospite del Pd, presso la sala Mechanè, è intervenuto l’economista barese Gianfranco Viesti, una delle voci più autorevoli nel discorso pubblico creatosi attorno al nuovo meridionalismo. Viesti ha presentato il suo libro Contro la secessione dei ricchi, un testo che, come altri volumi di altri autori, traccia le linee e gli orrori della gigantesca operazione che punta, in definitiva, a disintegrare l’unità nazionale, attentando ai contenuti della Carta Costituzionale. Nei fatti, la secessione delle regioni più ricche, mai uscita dalla prospettiva dei potentati politici ed economici che spadroneggiano nell’Italia settentrionale e che hanno nella Lega (nella sostanza, rimasta Lega Nord, cioè, prima il Nord) l’arma più contundente.
Viesti ha ricordato che la riforma del Titolo V della Costituzione del 2001 è stato il momento in cui si è messo in moto, anche con il beneplacito delle forze di centrosinistra, il meccanismo che, alla lunga, ha portato al progetto dell’autonomia differenziata. Ed è stato il governo Gentiloni, quando era a fine corsa, a siglare l’intesa con le regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, le prime determinate ad andarsene per conto proprio, con l’intento di tenersi quasi tutte le tasse versate nei loro territori. Il mantra è il solito, “padroni a casa nostra“.
Dovesse andare in porto, l’autonomia differenziata disegnerà un’Italia costituita da regioni-stato e, quindi, venti realtà amministrative, con la totale assunzione delle competenze, a cominciare dalla sanità, dalla scuola, dal sistema dei trasporti, e la lista è lunga, perché i proponenti non difettano di voracità, secondo la visione leghista dettata da Calderoli. Al di là della definizione dei Lep, cioè i livelli essenziali delle prestazioni, che definiscono i diritti civili e sociali di ogni cittadino, si aggraveranno le condizioni di vita di troppi italiani, soprattutto meridionali. Per fortuna, non pochi si sono accorti (i vescovi sono contrarissimi, da sempre, come la Cgil), anche se con diverso grado di preoccupazione, del disastro verso cui andrebbe l’Italia. Ma, con rare eccezioni, i principali media lasciano l’argomento, abbondantemente, sottotraccia.
Quella contro l’attuazione dell’autonomia differenziata, fuor di retorica, si caratterizza come una battaglia di civiltà, per evitare la disgregazione del Paese. Una battaglia contro la sciagurata e nefasta secessione delle regioni più ricche. Perché, ha ragione Viesti, di questo si tratta.
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