L’omelia per gli invisibili di Don Gianni, vescovo antimafia di San Severo

Mons. Giovanni Checchinato

Se un cristiano va in chiesa per pregare Dio perché gli vada bene una rapina, c’è qualcosa che non funziona”. Lo dice Don Gianni, come lo chiamano a San Severo, città nella quale è vescovo dal 2017: sin dalla prima omelia, ha chiamato le cose con il loro nome. Mafia, anzitutto. E poi prostituzione, caporalato, ipocrisia. Per Monsignor Giovanni Checchinato la lotta alle mafie inizia da qui, come scrive nel suo libro dal titolo Omelia per gli invisibili (Mondadori, 2022). Mercoledì 14 dicembre, alle ore 18, il Vescovo della diocesi di San Severo lo presenta nella Biblioteca “La Magna Capitana” di Foggia, per un incontro della rassegna Fuori gli Autori che, oltre alla libreria Ubik, coinvolgerà anche l’associazione Libera. A conversare con Giovanni Checchinato saranno la direttrice della Biblioteca, Gabriella Berardi, e la rappresentante di Libera Foggia, Federica Bianchi. Previsti gli interventi di Daniela Marcone, vicepresidente dell’associazione di Don Ciotti, e della vedova Arcangela Luciani.

Se in dieci giorni muoiono in due incidenti stradali sedici immigrati, se nel Gran Ghetto di Torretta Antonacci, a pochi chilometri da San Severo, si susseguono incendi che stroncano la vita di gambiani, senegalesi, camerunensi, lavoratori sfruttati da caporali senza scrupoli, un vescovo non può fare finta di niente, allargare le braccia sconsolato e tornare in sagrestia. «Quando sento il termine ormai, mi inquieto. È un sinonimo di disfatta, di rinuncia preventiva di fronte alle difficoltà» dice don Giovanni Checchinato, a cui è capitato di fare il vescovo in una terra dove esiste un potere criminale che hanno chiamato «quarta mafia». È un sistema di associazioni criminali che controlla la Capitanata e la provincia di Foggia con estrema crudeltà, gestendo il traffico di stupefacenti, la prostituzione, il racket delle estorsioni, l’organizzazione di furti e rapine e infiltrandosi nella pubblica amministrazione. Il mondo della mafia e quello degli immigrati sono apparentemente lontani, ma hanno un punto in comune: sono entrambi invisibili. I mafiosi, da una parte, non vogliono farsi identificare, pur utilizzando tutti gli strumenti possibili – anche le nuove tecnologie – per ottenere un consenso sociale. Dall’altra, le persone provenienti da molti paesi africani che arrivano in Puglia per lavorare preferiscono vivere in una baracca, lontano dai centri abitati e in condizioni terribili, pur di sentirsi accettati dagli altri del ghetto, piuttosto che in una casa vera e propria ma discriminati in città.

Giovanni Checchinato. Nasce a Latina il 20 agosto 1957 e nel 1981 viene ordinato sacerdote. Dopo il Baccalaureato nell’Istituto Teologico di Anagni, perfeziona i suoi studi con la Licenza in Teologia Morale nell’Accademia Alfonsiana di Roma. Nel 2009 consegue il Master in Counselling socio-educativo presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma. Dopo esperienze di servizio come vicario e parroco, nel 2005 diventa Rettore del Pontificio Collegio Leoniano, per poi rientrare in diocesi come parroco nel 2015. Nel 2017 diventa vescovo della diocesi di San Severo.

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