Riceviamo e pubblichiamo
Ieri sera a Porta a Porta è stato presentato un servizio, dai contenuti alquanto discutibili, in cui si presentano i docenti universitari, il personale tutto, i dottorandi e i tirocinanti di area medica, categorie sottoposte a vaccinazione negli scorsi mesi, alla stregua di furbetti del vaccino.
Un servizio gravissimo, che accomuna la scelta politica di vaccinare determinate categorie nell’ottica di far ripartire settori considerati strategici per la società tutta, come Scuola e Università, ad atti illeciti commessi in varie parti del paese e attualmente oggetto di indagini delle forze dell’ordine e della magistratura.
Il servizio è stato centrato sull’Ateneo foggiano, col chiaro intento di colpire uno per delegittimare tutti, e scegliendo strumentalmente l’Università di un territorio marginalizzato, preda di infiltrazioni criminali e ormai vittima di stereotipi costanti. Questa scelta è sintomo dello stato dello scontro fra componenti della società ad oggi in atto, che al posto di sollecitare un intervento celere per la vaccinazione delle categorie più a rischio o più fragili sceglie la via dell’attacco gratuito e della manipolazione, aggiungendo il consueto pregiudizio antimeridionale che purtroppo sempre più spesso emerge anche nei canali pubblici e nazionali.
Come rappresentanti delle lavoratici e dei lavoratori, delle studentesse e degli studenti dell’Università di Foggia ci sentiamo di sottolineare come non si possa prescindere dal diritto alla sicurezza sul proprio posto di lavoro, così come non si possa lamentare al tempo stesso le forti restrizioni che la didattica ordinaria ha subito a causa della pandemia e delegittimare la scelta di vaccinare alcune categorie dell’Università. Da parte nostra, crediamo sia opportuno proseguire con la campagna vaccinale tutelando il più possibile l’accesso al diritto alla salute di tutte e tutti compreso quindi chi legittimamente risulta esser più a rischio (altro che “furbetto”), considerando anche l’esigenza di tanti studenti e studentesse di riprendere le attività di tirocinio obbligatorio previste dai propri piani di studio.
Non sarà certo colpendo i settori della ricerca, dell’istruzione e della formazione che si uscirà dalla pandemia, ma anzi investendo proprio in quei settori per un rilancio complessivo e giusto del Paese.
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