Donne sfruttate – presentazione dell’ultimo rapporto di Slaves no more

Donne gravemente sfruttate. Il diritto di essere protagoniste”. È questo il titolo del rapporto 2022 dell’associazione romana Slaves no more, la cui presentazione si terrà martedì 14 marzo, a partire dalle ore 17, presso il CSV Foggia (Via Rovelli, 48 – III piano).
L’introduzione sarà a cura di Roberto Lavanna, direttore del CSV Foggia e coordinatore per la Capitanata del progetto “La Puglia non tratta”; i
nterverranno Pino Gulia, presidente Ass. Slaves No More; Francesco Carchedi, curatore del volume e docente di sociologia dell’Università “La Sapienza” di Roma; Madia D’Onghia, docente di diritto del lavoro dell’Università di Foggia; Luca Maggio, coordinatore UIL Foggia a nome di CGIL, CISL e UIL e Antonio Russo, vicepresidente nazionale di ACLI, con delega al welfare e coesione territoriale.
Il Rapporto, arricchito con contributi di giuriste, accademici, rappresentanti delle istituzioni, dei principali sindacati e del mondo associativo, si apre con la presentazione di Suor Eugenia Bonetti, con la prefazione di Anna Finocchiaro e con l’introduzione dei curatori e si suddivide in cinque parti, ciascuna delle quali affronta un aspetto differente della condizione delle donne gravemente sfruttate dal punto di vista sessuale e lavorativo. La prima parte – “vedere e affrontare il grave sfruttamento delle donne: concetti e linguaggi” – è composta da tre capitoli e da due brevi interviste. Il primo contributo focalizza l’attenzione sull’intreccio tra i fattori situazionali che caratterizzano il contesto di vita e di lavoro e che vanno riguardati con un’ottica differente. In presenza di forti diseguaglianze sociali ed economiche, la vulnerabilità è da considerarsi nella sua configurazione situazionale, correlata a un contesto storico-sociale specifico dove le appartenenze si intrecciano determinando situazioni di marginalità e inferiorizzazione.
Il secondo e il terzo capitolo portano l’attenzione sull’approccio giuslavorista e sulla prospettiva che collega lo sfruttamento all’intersezionalità. La seconda parte – “lo sfruttamento nel lavoro domestico e accenni in altri comparti” – si compone di quattro capitoli, tre dei quali focalizzano l’attenzione su differenti aspetti del lavoro domestico e sulle forme che assumono le pratiche di sfruttamento, mentre l’ultimo riporta sinteticamente il parere di un gruppo di sindacalisti/sindacaliste che operano nelle principali confederazioni italiane.
La terza parte affronta, da diverse prospettive, lo sfruttamento nel lavoro agricolo. La quarta parte – “Il grave sfruttamento sessuale” – si compone di quattro capitoli, di cui il primo pone l’attenzione sulla condizione sociale e psicologica delle donne trafficate e costrette a esercitare la prostituzione coercitiva e dunque traumatizzante, e sulle attività dei servizi sociali che si confrontano quotidianamente con queste problematiche; il secondo è focalizzato sulla prostituzione indoor, mentre il terzo capitolo ripercorre brevemente i diversi punti di vista che nel tempo hanno definito la transessualità e le forti difficoltà che caratterizzano gran parte delle persone Lgbtqi+ nel periodo adolescenziale. Nel quarto capitolo l’autrice narra la sua esperienza personale, ossia il passaggio da una identità maschile vissuta come estraniante a un’identità femminile vissuta come confacente alla sua personalità.
Infine, la quinta parte approfondisce le possibili azioni di contrasto alle pratiche di sfruttamento.
Chiude il testo la postfazione di Pino Gulia, presidente dell’Associazione Slaves No More, in cui si richiamano alcuni concetti-chiave e si evidenziano le linee di indirizzo da seguire in futuro allo scopo di prevenire e contrastare il grave sfruttamento sessuale e lavorativo delle donne.

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