La politica lucerina lancia i segnali rituali, in accordo con gli scenari, visibili e non visibili, in via di definizione nei vari fronti, a cui non sono estranee le liturgie stabilite dal potere locale. Un magma sempre attivo dietro la maschera sonnacchiosa e indolente di una città che, nella rappresentazione di se stessa, spesso, fatica a riconoscersi, ma che deve andare avanti nel tentativo di riconciliarsi con una certa idea di futuro.
Nei giorni scorsi, una conferenza stampa di Fratelli d’Italia ha annunciato l’inizio di una fase che punta a dare al progetto politico di Giorgia Meloni la forza per trainare la destra verso il governo di Palazzo Mozzagrugno (“pronti a risollevare Lucera”). Questo ha detto, in sostanza, Antonio Di Battista, il responsabile individuato dai livelli superiori del partito per organizzare il consenso con il tesseramento e l’inaugurazione di una sede in via Gamsci. Fratelli d’Italia vuole interloquire, ovviamente, con Lega, Forza Italia e i civici, in particolare, quelli di Lucera 2.0, senza rinunciare a mettere sotto lo stesso tetto tutti coloro che ancora rimangono nella storia missina, e che, al momento, sono alla finestra. Insieme a Di Battista, al tavolo dei relatori, figure di lungo e variegato corso politico, con una carta di identità non più verde, come Mario Tetta e Biagio Russo, approdati ai lidi meloniani, perché la Presidente del Consiglio dei Ministri starebbe, diciamo così, dimostrando sensibilità inclusiva nei confronti dell’intero orizzonte moderato.
Mentre la destra rimodella le sue ambizioni in termini di programmi e coalizione, negli altri campi, come è noto, sono già avvenute cose non da poco. Come nella casa mai abbastanza tranquilla, a sentire alcuni, del Partito democratico, che ha confermato Ernesto Giannetta – unico candidato e vicino al capogruppo Antonio Dell’Aquila – segretario cittadino; e votato Elly Schlein per la segreteria nazionale (Schlein 74 voti, Bonaccini 50, Cuperlo 4, De Micheli 2).
Rimanendo nell’ambito della maggioranza che sostiene il sindaco Pitta, Maria Barbaro (vicesindaco) e la consigliera Rosa Travaglio hanno aderito ad Azione di Carlo Calenda; Pasquale Colucci si è dichiarato indipendente e Simone Codirenzi è rimasto sulla posizione popolare originaria.
Più sottotraccia, secondo voci, qualcosa starebbe accadendo pure nel gruppo di minoranza Con Lucera di ispirazione tutoliana, che conta quattro consiglieri comunali. Di questi, solo due, Aquilano e Niro, di recente, per esempio, hanno firmato interventi, su vari argomenti, inviati alle redazioni, chiedendone la pubblicazione. Perché non c’erano le firme anche di Checchia e Lavecchia? Tuttavia, stando sempre alle voci, questa differente attività, che qualcuno, comunque, smentisce, non pregiudicherebbe l’unità del gruppo nel Consiglio comunale. Forse, è una questione che riguarda le nuove, personali inclinazioni politiche, per adesso. Ma la cosa rimane strana.
Poi, c’è il sindaco, Giuseppe Pitta, che deve tenere insieme la coalizione, con tutti i problemi che questa incombenza comporta. Per esempio, quelli relativi all’assegnazione della delega alla Cultura, detenuta dal Primo cittadino da quando Rinnoviamo Lucera (De Sabato e Ventrella) ha abbandonato la coalizione. A chi andrà quell’assessorato e, soprattutto, quando?
Sullo sfondo dei movimenti, dei riposizionamenti e delle schermaglie che riguardano partiti, gruppi e schieramenti orientati, manco a dirlo, al “bene della città”, restano le condizioni di una Lucera che mostra tutte le sue piaghe, morali e materiali, dovute a mancanze ed errori amministrativi. Tra quelle che urlano disperatamente, e che i forestieri notano, il sant’Anna in piazza Duomo, gli scellerati lavori fermi in viale Castello, il concertino semidistrutto dal vandalismo in villa comunale, la generale ed atavica trascuratezza. E l’elenco, come sappiamo, potrebbe continuare.
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